POESIE PER GAZA: Corrado Bagnoli

 



Non bastano a fermarti il lago 

scuro in cui annega il suo cuore, 

le gambe sottili, il volto lungo, 

la sua voce che canta nel quadrato 

di macerie che era la sua casa 

una volta. Allora forse dovresti 

guardare gli occhi di Mariam. 

Di preda che fugge. Guardarla, dico, 

come guardi tua figlia. Sentirne 

il respiro, l’affanno nella polvere 

rossa alzata in una corsa d’animale 

innocente e muto. Dovresti vederla 

cadere, voltarsi, con le mani coprirsi 

la faccia, abbandonarsi allo strazio

della carne piagata. Gridare “baba”.

Gridarlo a te. Come fosse tua figlia.

Mi chiedo se c’è da qualche parte 

qualcuno o qualcosa che ti dia occhi 

perché tu le veda, Mariam e tua figlia, 

crescere un giorno nello stesso giardino. 

Se c’è qualcuno o qualcosa che ti dia 

almeno quattro lacrime buone a farti 

vedere che sono la stessa, identica vita. 

Che non vuole e non deve andarsene via. 


*

"Allora forse dovresti / guardare gli occhi di Mariam. / Di preda che fugge. Guardarla, dico, / come guardi tua figlia". Ecco. E' tutto qui. I soldati non hanno figli? Non sono figli? Se i capi comandano di uccidere i figli degli altri, perché ubbidire? L'umanità deve ancora conoscere questa disobbedienza totale: rivoltare le armi all'indietro, verso chi ha comandato di uccidere i bambini. (S.A)


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