Kindergarten
Non li potevamo tenere.
Prima che aprissero gli occhi, mia nonna prendeva i gattini e li avvolgeva in una coperta. Poi li affogava in un secchio pieno d'acqua. Non hanno visto niente, non se ne sono nemmeno accorti, lei mi consolava così.
Solo con una cucciolata aspettò di più e ormai erano cresciuti. Uno era bianco e la seguiva dappertutto. Poi decise che erano troppi, e quello fu il primo che le corse incontro per morire.
È come costruire le mine antiuomo a forma di giocattolo per ingannare i bambini. Oppure chiamarli dopo tre mesi di guerra per distribuire del cibo e dell’acqua, e poi sparargli addosso.
Mentre premeva verso il basso, mia nonna diceva: non piangere, vedrai cose peggiori nella vita. Ma non credo che fosse questo che immaginava
La guerra come inganno. Rito cruento e crudele del passaggio. Forse meglio così, così non si vede più il male. Eppure c'è sempre chi guarda, chi assiste all'inganno. E se guardano i bambini, forse è il modo migliore per perpetrare il male. (S.A.)

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