Si conclude con questo mio inedito, la rubrica dedicata a Gaza. Ringrazio tutti i poeti che hanno partecipato.
A un maestro
mi prendi per mano
mi conduci nel tuo orrore e mi consoli:
- non sentirti in colpa, maestro buono e giusto
tu che avvolgi i bambini in un manto di promesse mantenute e di risate
avrei voluto che fossi qui
per insegnare la pietà alle bestie e bastonarle con l’antico scudiscio dei maestri
il viso piegato sulla terra degli avi
sulla memoria che fummo un tempo
guarda e perdonami per questo disastro
perché non ho saputo pregare abbastanza
convincerli che tutto questo odio viene da un’antica promessa: ti darò questa terra
la sottrarrò ai nemici e i tuoi figli l’ameranno per pegno di sangue e di dolore
chi sei tu, dio senza nome
per quale diritto ti sei preso la mia casa, il corpo di tutti gli amati?
i poeti hanno appeso le loro cetre sui rami dei salici
per questo io ora chiedo a te, maestro
d’inventare parole potenti che cambino il mondo
nel battesimo di una luce nuova
e se questo non sarà possibile
se le lacrime e la pietà prevarranno sulla forza del mare e della terra
e il fuoco non ci estinguerà, e l’aria non ci soffocherà
allora che ogni cosa perisca per la sua giusta causa
e periscano gli uomini, e questo dio bugiardo di fango e di miseria
ma tu, maestro, perdonami, almeno tu perdonami
chiedo alle tue mani di mostrarmi il sigillo della resa
la fiammella che splenderà sulle anime buone della sera
quando tutta la luce del dolore si sarà spenta
e i soldati vagheranno nelle tenebre
la pelle frantumata dagli ordini dei comandanti
tutti i nomi
tutti i nomi dei bambini che gridano nella loro testa di padri e di fratelli:
figlio, fratello mio, non guardatemi
scongiureranno a se stessi, o impazzisco

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