Marco Bellini recensisce il bellissimo libro di Paolo Donini, TUTTO E' BELLO, Ronzani Editore, Dueville (VI) 2022
Forse, per intraprendere un’intensa immersione nei versi calibrati e commossi con cui Donini compone l’opera poetica dal titolo Tutto è bello, data alle stampe per i tipi di Ronzani Editore nella collana Lietocolle diretta da Augusto Pivanti, potremmo partire dalle seguenti parole di Umberto Eco:
Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza.
In queste pagine, sono proprio l’atto educativo, esperito anche attraverso strade laterali e nascoste rispetto al gesto consapevole dell’educatore, e la relazione padre / figlio ad essere trattati e, con amorevole cura, raccontati nelle sue varie sfumature. La stessa delicatezza con cui si prende tra le braccia il proprio bambino è alla base delle liriche destinate a tradurre in versi l’esperienza della paternità, con tutto il portato di conoscenze che dall’atto di abitare la meraviglia di questo incontro derivano. Il figlio, ente all’origine di quell’energia germinativa che apre al mondo e a un’inesausta volontà di esplorazione, diviene promessa, aspettativa, possibilità per il tempo a venire, al punto che, riferendosi a lui, il padre afferma: “La tua forma dà una forma al tempo,”.
In alcune poesie veniamo introdotti ad una sorta di navigazione tra lemmi, sintagmi e “quei tuoi incantevoli sbagli” con cui il bambino esplora le possibilità presenti nel linguaggio. E sappiamo bene quanto sia importante espandere il linguaggio in quanto, come ci ha ben spiegato Wittgenstein, i limiti dello stesso definiscono i limiti del proprio mondo. Il padre, con sguardo amorevole, rileva l’evoluzione del linguaggio nel bambino e scopre, osservando i giochi condivisi con bambini stranieri parlanti idiomi diversi, la possibilità della parola di contribuire ad un apprendimento di tipo sovra-linguistico, dando origine a una forma di comunicazione nella quale l’elemento verbale costituisce una parte. Ed è la presa di coscienza che per l’adulto questa forma di comunicazione, in grado di convocare una sorta di primitiva sapientia cordis, è andata perduta a portare alla seguente affermazione sulla parola: “mentre noi /certi che fosse ormai nostra, l’abbiamo persa”.
Se è vero che l’apprendimento della speranza avviene per esposizione alla vita, ecco che il genitore sente la necessità di monitorare, per il figlio, le possibilità di contatto con l’altro da sé e con gli elementi imprevedibili di una realtà pulsante e, potenzialmente, portatrice di pericoli e incognite. Infatti, già nella lirica “Mappamondo” con cui l’opera si apre al lettore, Donini, per suggerire questa condizione di vulnerabilità, scrive: “noi siamo / in un istante fragile e radioso.”
L’abitare in modo immersivo il rapporto con il proprio bambino, accende nuove possibilità riguardanti lo sguardo sulla realtà che si propone alla vita. La stanza con il lettino, i parchi giochi, le spiagge e molto altro, si fanno cornice di momenti intimi e preziosi in cui il bambino diviene magister e il padre apprendista. Saranno la consistenza, il profumo, le sonorità infantili, i gesti incerti e l’inesauribile capacità di stupirsi del figlio a determinare la crescita dell’uomo nella forma del padre dotata di recettori e modalità di scambio rinnovate: “e mentre ti guardo, uccellino, / tra la prostituta e l’altalena, tra lo scivolo / e lo spacciatore, giocare da solo con il tuo splendore, / so che come sempre hai ragione, hai ragione tu, / mia avanguardia serena, mio chicco e granello / di insorgenza totale”. Senza attingere necessariamente all’innatismo di Platone e all’idea del fanciullino di matrice pascoliana, attraversando queste pagine, possiamo forse trarre qualche spunto di riflessione dalla poesia di William Wordsworth in cui il bambino viene considerato portatore inconsapevole di una conoscenza altra e trascendente. È il “nato da poco” che può aiutare l’adulto a incontrare la profonda essenza ingenita all’essere e alla materia tutta, riattivando, in chi si rivelerà capace di ascolto, capacità sensoriali che consentano di indagare le scaturigini di un’energia universale. Al riguardo, molto nota è la lirica “My heart leaps up” in cui Wordsworth scrive: “The child is father of the man”. Ed è proprio su questa falsariga che Donini, nella poesia posta a chiusura dell’opera, afferma nuovamente la reciprocità della relazione padre / figlio in cui il flusso vitale scorre, talvolta in maniera inconsapevole e persino misteriosa, nelle due direzioni, contribuendo alla definizione di entrambi. Ecco due passaggi in risonanza tra loro: “Nessuno // potrà toccarti finché sarò con te,” e “niente / finché sarò con te potrà toccarmi.”
La relazione con il figlio diviene nucleo fondante e generatore di energia destinata ad alimentare le giornate del padre. In questo modo, nell’adulto si rinnova la capacità di confronto e misura della realtà. Accade così che la sensibilità poetica dell’autore si espanda, fino a incontrare l’esperienza drammatica della violenza e della miseria così presenti nel nostro tempo malato e ferito. È questo il clima in cui, riferendosi al Signore, Donini giunge a scrivere: “ci hai lasciato a piangere e a sbagliare”.
Il libro è disseminato di riferimenti, competenti e appassionati, a opere pittoriche e brani musicali proposti nelle loro potenzialità educative destinate a contribuire alla formazione della struttura psichica ed emotiva del bambino. Sappiamo bene come le possibilità conoscitive dell’esistente passino anche attraverso la fulgida intensità rivelatrice delle arti; al punto che Donini, riferendosi alla scuola scrive: “Ti insegneranno in classe matematica / e italiano, scienze, storia, religione – quanto / a saper pensare, ti sussurro: basterebbe Bach.”
Siamo di fronte a un delicato e profondo libro sull’amore paterno con estensioni e sconfinamenti verso ogni direzione. È un’opera che ci riguarda tutti nella misura in cui tutti siamo chiamati alla relazione con l’altro e quindi a un esercizio sano di consapevolezza dell’alterità.
STO
COSTRUENDO CON TE
Sto
costruendo con te
il ricordo del padre,
che sia buono e
saldo
perché su quello
come su una fune
attraverserai
in equilibrio
l’abisso fra te e me.
Marco Bellini
*
Sulle pagine dell'archivio di Compitu re vivi, si può leggere uno stralcio della mia prefazione al libro.
Paolo Donini, TUTTO E’ BELLO, LietoColle/Ronzani 2022 – Compitu Re Vivi

È incredibile come le cose vere, nella misura in cui sono belle, si leggano d'un fiato, come acqua di fonte in montagna l'estate.
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